L'alleanza anti-Cinese nell'Indo-Pacifico
Articolo scritto a quattro mani da Gabriele Catellani, Jacopo Briseghella, Giacomo Focaccia e Guido Riccio
Introduzione
Le crescenti tensioni nell’Indo-Pacifico relative a Taiwan e al Mar Cinese Meridionale hanno riportato all’attenzione del pubblico il Dialogo quadrilaterale di sicurezza, noto anche come Quad, e i Paesi che ne fanno parte. Pur essendo solamente un'alleanza informale, basata più su interessi strategici comuni che su trattati ufficiali, il dialogo è stato più volte equiparato alla NATO, venendone presentato come un equivalente nel Pacifico . Le necessità dei singoli Paesi membri possono però divergere, e ogni collettività agisce, in ultima istanza, per il proprio beneficio. Lo scopo di questo articolo è quindi di esaminare le condizioni geopolitiche e gli obiettivi strategici di Stati Uniti, Giappone, India e Australia, tentando di spiegare come questi possano sovrapporsi e essere espressi all’interno del Quad.
Giappone
Il Quad deve la sua nascita all’iniziativa dell’ex primo ministro giapponese Shinzo Abe, che nel 2007 aprì un dialogo multilaterale con USA, India e Australia riguardo questioni di sicurezza nell’Indo-Pacifico, soprattutto relative alla necessità di contrastare l’ascesa di Pechino. Gli Stati Uniti si sono lentamente “appropriati” dell’iniziativa, assorbendo, per la prima volta nella propria storia, la visione strategica di un alleato Asiatico all’interno della propria politica estera.. Una strategia che rispecchia perfettamente l’interesse di Washington per solidificare i rapporti tra i propri alleati asiatici, non solo tramite accordi bilaterali ma anche attraverso “sotto-accordi”, come tra Australia e Giappone o tra Giappone e Corea del Sud.
A seguito di questi primi incontri, però, il dialogo rallentò a causa sia della prematura uscita della prima amministrazione Abe che di un ritrovato interesse durante la seconda amministrazione Bush Jr. di coinvolgere la Cina attivamente in questioni di interesse globale quali il commercio internazionale, e i diritti umani.. Nonostante ciò il Giappone continuò a sostenere la necessità di trovare un accordo di cooperazione con le altre potenze democratiche della regione, condividendo con loro le medesime preoccupazioni riguardo alla crescita del potere cinese e vedendo i propri interessi strategici minacciati dall’influenza di Pechino nella regione.
Questa necessità di Tokyo sfociò, nel 2017, nella riattivazione del patto tramite un incontro degli alti funzionari delle quattro potenze, favorito dal ritorno di Abe al potere e dall’avvento di un’amministrazione conservatrice in America. Dalla riattivazione del Quad, il formato di cooperazione ha visto lo svolgersi di incontri periodici tra gli stati membri riguardanti la sicurezza e la cooperazione nell’Indo-Pacifico.
Nonostante il Quad sia un gruppo informale e i quattro partecipanti non debbano sottostare a nessun vincolo contrattuale, il Giappone ricopre un ruolo chiave nella difesa strategia dell’area: facendo parte della cosiddetta first island chain, Tokyo rappresenta, assieme a Taiwan e alle Filippine la prima linea di difesa contro una eventuale espansione della Cina nel pacifico, che metterebbe a rischio gli interessi economici e la difesa nazionale nipponica. Tokyo rimane, inoltre, particolarmente interessata a mantenere la sicurezza e la libertà di navigazione nel suo spazio aereo e navale , così come quello della regione più in generale, per proteggere le proprie rotte commerciali.
L’alleanza strategica del Quad potrebbe essere intesa anche come protezione dalle politiche espansionistiche che la Cina sta effettuando nel Mar cinese Meridionale e nel Mar cinese Orientale, evidenziate dal build-up della Marina dell’Esercito di Liberazione Popolare iniziato negli anni 2010 e caratterizzato dall’obiettivo di poter schierare fino a sei portaerei costruite domesticamente entro il 2035.
Negli ultimi anni, però, l’agenda dei colloqui tra le quattro nazioni si è progressivamente ampliata oltre le tradizionali questioni di sicurezza e cooperazione marittima.
Il ruolo di Tokyo in questo nuovo contesto non si limiterà più a quello di supporto degli Stati Uniti nella loro funzione di garanti della sicurezza della regione, estendendosi anche alla funzione di mediatore tra gli Stati Uniti e i paesi della regione.
India
L’India partecipa ai dialoghi del Quad a partire dal loro inizio nel 2007, e prima ancora prese parte al coordinamento dei quattro Paesi a fronte dello tsunami del 2004 nell’Oceano Indiano. Eppure, il Paese è considerato l’anello debole del quadrilatero, anche perché è l’unico a non aver stretto alleanze formali con gli altri membri. L’India, che sicuramente non è un Paese occidentalista, è però portata ad avvicinarsi ad Australia, Giappone e Stati Uniti in funzione anticinese. La prossimità geografica, il potenziale demografico e le politiche di potenza dei due Paesi, infatti, spingono Nuova Delhi verso un approccio di ambiguità strategica.
Il passato coloniale dell’India e la mancanza di una sua posizione netta sulla contesa tra Stati Uniti e Cina la rendono il portavoce ideale di tutti quei Paesi che vengono riduttivamente associati al “Sud Globale”. Ne è esempio la dichiarazione di James Marape, primo ministro della Papua Nuova Guinea, che ha pubblicamente esortato il suo corrispondente indiano, Narendra Modi, ad assumere un ruolo più determinante nella regione. Questa ambizione sarebbe supportata inoltre dalla differente narrazione adottata da Nuova Delhi rispetto a quella propinata da Mosca e Pechino. Mentre Cina e Russia ambiscono a contrapporre i paesi del Sud Globale all’Occidente tramite il forum dei BRICS, la creazione di un nuovo sistema di pagamenti internazionali che possa rivaleggiare con lo Swift, e la sostituzione del regime del cosiddetto “petrodollaro”, l’India invece, pur perseguendo le proprie ambizioni di potenza, ha sempre palesato l’intenzione di raggiungere con l’Occidente una situazione di dialogo paritario e multilaterale, e non di conflitto aperto. Questa differenza rende la narrazione indiana una prospettiva più allettante rispetto a quella sino-russa per molti paesi non esplicitamente allineati. Nella pratica tutto ciò ha comportato non solo il miglioramento dei rapporti diplomatici con alcuni Stati del Pacifico, ma anche con Paesi africani, come dimostra la proposta indiana di invitare l’Unione Africana a partecipare al G20. Questo è dovuto certamente alla diversa prospettiva geografica rispetto, ad esempio, a Giappone e Australia.
Per quanto riguarda la contesa sino-americana per l’isola di Taiwan, gli interessi indiani si sovrappongono a quelli statunitensi, con una maggiore presenza indiana a discapito cinese nell’area dell’Indo-Pacifico che aiuterebbe gli Stati Uniti dal punto di vista securitario. Anche per questo, l’esortazione del Presidente Americano Biden nei confronti della Banca Mondiale di aumentare i prestiti concessi deve essere anche interpretata come una manovra per supportare la proiezione dell’India nella regione. In particolare, l’incontro tra numerosi militari indiani, in passato appartenuti agli Stati maggiori di esercito, marina e aeronautica, e il ministro della difesa di Taiwan, Jaushieh Joseph Wu, potrebbe costituire un primo passo per l’incrementata presenza militare dell’India nella regione.
Australia
“Nell’attuale mondo interconnesso, l’Australia non può affrontare da sola le sfide globali”. Questa affermazione dell'ex Primo Ministro australiano Kevin Rudd dimostra l’importanza del coinvolgimento dell’Australia nel Quad, giustificato inoltre dalla condivisione dell’Australia di numerosi interessi strategici con gli Stati Uniti, il Giappone e l’India. L’Australia è particolarmente interessata a garantire un sano equilibrio di potere in questa regione. È fondamentale evitare che qualsiasi stato acquisti una posizione di predominio e, di conseguenza, metta a repentaglio la sicurezza e gli interessi di stati più piccoli. È per questo motivo che l’Australia è desiderosa di collaborare con i suoi partner del Quad per fermare qualsiasi tentativo coercitivo o basato sulla forza di risolvere dispute politiche e territoriali.
Le limitazioni del Quad per l’Australia sono evidenti, soprattutto dato il contesto di relativamente sicurezza in cui si trova rispetto a paesi come il Giappone o l’India. L’Australia, d’altronde, non ha dispute territoriali con la Cina o altri paesi vicini, ed è inoltre fortemente dipendente dal commercio con Pechino. Le economie australiana e cinese sono infatti profondamente interconnesse , con il 36% di tutte le esportazioni di Canberra dirette verso la Cina. Allo stesso tempo, l'Australia importa una vasta gamma di beni e servizi dalla Cina, dimostrando la natura bidirezionale della dipendenza economica. Nel 2019, ad esempio, il valore delle importazioni australiane dalla Cina ha raggiunto i 78,2 miliardi di dollari australiani, circa il 26% di tutte le importazioni del paese. Al contempo, però, l’aggressività di Pechino nel Mar cinese Meridionale rappresenta un serio rischio per la libertà di navigazione in una zona geografica chiave per il commercio australiano. Ciò rende l’Australia estremamente vulnerabile: se, da un lato, deve proteggere i propri interessi nazionali e le proprie rotte commerciali, dall’altro deve farlo evitando di infastidire Pechino mettendo a rischio i suoi legami economici con la Cina. L’Australia potrebbe quindi essere costretta a moderare le proprie azioni all’interno del Quad.
D’altra parte, il Quad presenta potenziali opportunità di sviluppo in Australia. In primo luogo, c’è spazio per un’ulteriore cooperazione sul campo della condivisione dell’intelligence e sull’incremento della cooperazione militare tra i membri del Quad, che potrebbe migliorare la capacità dell’Australia di affrontare le minacce regionali. In secondo luogo, l’interoperabilità tra le forze navali dei paesi del Quad può essere significativamente migliorata, incrementando la rapidità e l’efficacia della risposta alle emergenze nell’area. Soprattutto, però, la cooperazione navale tra i paesi del Quad è in grado di rafforzare la capacità di deterrenza del Quad, preservando la stabilità e la sicurezza della regione.
Inoltre, l’Australia potrebbe beneficiare della cooperazione nell’infrastruttura e nello sviluppo, attraverso progetti congiunti per combattere la crescente influenza economica cinese e promuovere progetti infrastrutturali trasparenti e sostenibili nella regione indo-pacifica. Un esempio di tale cooperazione è l’iniziativa trilaterale tra Australia, Giappone e Stati Uniti per la fornitura di infrastrutture elettriche alla Papua Nuova Guinea annunciata nell’ottobre 2018, con l’obiettivo di aumentare la penetrazione elettrica dall‘attuale 13% a circa il 70% entro il 2030 . Tali azioni avrebbero non solo rafforzato lo status dell’Australia nella regione, ma anche aiutato a rafforzare l’ordine internazionale basato sulle regole e a promuovere la stabilità e la prosperità dell’Indo-Pacifico. In definitiva, il Quad offre all'Australia la possibilità di rafforzare le sue capacità di difesa, promuovere i suoi interessi regionali e contribuire a modellare l'architettura di sicurezza nella regione indo-pacifica.
Stati Uniti
Il primo, e maggiore, obiettivo strategico che gli Stati Uniti puntano ad ottenere tramite il Quad è quello di un Indo-Pacifico libero e aperto. Tradotto: contrastare l’aggressività della Repubblica Popolare Cinese nel Mar Cinese Meridionale, e segnalare che esiste un fronte unito in opposizione a mosse espansionistiche di Pechino. Gli Stati Uniti hanno bisogno che la propria deterrenza nell’area sia preservata a tutti i costi. Diversi attori in conflitto con le rivendicazioni cinesi nel Mar Cinese Meridionale hanno intensificato i rapporti con Washington, tra cui la Malesia e, recentemente, il Vietnam. Due di essi, Taiwan e Filippine, sono addirittura considerati MNNA (Major Non–Nato Allies). Per gli Stati Uniti, impedire che sia minacciata la sovranità dei propri alleati, specialmente quelli più stretti, è imperativo per preservare la stabilità nell’area e, dunque, gli interessi economici e strategici americani.
Naturalmente, il più fondamentale elemento di interesse resta Taiwan. Secondo il Generale MacArthur, l’isola sarebbe potuta essere “una portaerei inaffondabile e una nave appoggio sommergibili naturale”. Per questo motivo, peraltro, il disgelo orchestrato da Kissinger all’inizio degli anni ’70 non ha impedito agli Stati Uniti di foraggiare Taipei con aiuti militari, stabilendo una de facto ambasciata sull’isola. Tuttora, l’indipendenza di Taiwan persiste solo grazie all’’efficace deterrenza americana. Così dichiara Michael Mazarr, Senior Political Scientist presso la Rand Corporation: “Tutti i nostri esperti di Cina confermano che Pechino dà per scontato che gli Stati Uniti interverrebbero per Taiwan, malgrado la politica di ambiguità strategica.”
In questo contesto, le alleanze di cui gli Stati Uniti possono beneficiare costituiscono, per usare le parole dello stesso Segretario di Stato Antony Blinken, “il principale asset strategico degli Stati Uniti”. Lavorare per rafforzare le partnership con gli alleati è tanto più naturale quanto più si tende a ridurre il divario tecnologico tra gli Stati Uniti e la Cina. A partire dallo scoppio della Guerra Fredda, infatti, le amministrazioni americane hanno sempre messo in pratica tattiche per compensare i progressi bellici dei propri competitor. Nel 2014, l’annuncio della “third offset strategy” prevedeva massicci investimenti in robotica e sistemi autonomi per contrastare gli avanzamenti russi e cinesi in tecnologie della difesa. Oggi, invece, vari analisti ritengono che il vantaggio tecnico sia diventato fondamentalmente impossibile da mantenere nel lungo termine. Un report di Aspi (2023) sottolinea come la Repubblica Popolare Cinese abbia ormai superato gli Stati Uniti in vari settori considerati di rilevanza strategica: tra tutti, aviazione, droni, robotica avanzata e sistemi autonomi. Va da sé, dunque, che il fattore fondamentale della deterrenza, secondo la prospettiva di Washington, sia la vasta rete di alleanze di cui l’America dispone per impedire che Pechino ne minacci l’influenza regionale e globale. In questo senso, il Quad è da inquadrare come uno strumento imprescindibile per evitare una posizione cinese ancora più dominante in Indocina e nell’Indo-Pacifico più in generale.
Il Quad visto da Washington assume una dimensione securitaria, e getta le basi per un fronte comune allargato in Asia orientale e meridionale. Tramite iniziative congiunte di intelligence sharing come il programma Indo-Pacific Maritime Domain Awareness, gli Stati Uniti ambiscono a contrastare la pratica cinese di costruire isole artificiali sulle scogliere del Mar Cinese Meridionale e installazioni militari nelle isole Paracel e Spratly.
Tuttavia, dalla prospettiva statunitense, affinché l’alleanza Quad assuma una vera e propria rilevanza in termini di deterrenza l’allineamento dei paesi in funzione anticinese deve essere totale. Ad oggi, il Quad segue una linea morbida non esprimendo chiaramente una posizione anticinese, principalmente a causa di reticenze indiane nell’adottare un’agenda in aperto contrasto con la Cina. Il perseguimento degli interessi americani implicherebbe un comune, ed esplicito, impegno nel sottrarre il Mar Cinese Meridionale alla crescente influenza di Pechino, e una visione condivisa della questione taiwanese. Nel frattempo, in attesa che un maggiore allineamento tra India e Stati Uniti sulla sfida cinese permetta di spingere verso iniziative securitarie, il segnale di ostilità è stato recepito in Cina. Il Quad è stato definito una “cricca anti-cinese destinata a fallire”.
Sources
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